Viviamo in un mondo in rapida evoluzione e se pensiamo a soli 50 anni fa, possiamo vedere che il modo in cui raccontavamo e ascoltavamo le storie era completamente diverso. I formati sono cambiati, alcuni media si sono evoluti, altri sono scomparsi ma il sentimento che ci spinge a continuare a raccontare storie è lo stesso fin dall’inizio. Anche il linguaggio sta cambiando, influenzato dai nuovi media – che stanno cambiando anche il modo e il tempo che passiamo ad ascoltare le storie (contenuti più brevi, più scelta tra i prodotti).
Per creare una storia che possa essere raggiunta dal maggior numero di persone, dobbiamo tenere in considerazione queste differenze generazionali. Una buona idea è mappare quali sono le piattaforme social che fungono da ponte tra le epoche e capire come declinare la nostra storia in formati e linguaggi accessibili ad ampi pubblici generazionali. Inoltre, i media e i modi di raccontare storie che non vengono più utilizzati possono essere una buona base di apprendimento, su dove trovare ispirazione per l’innovazione e nuovi formati di storie!
Per creare una narrazione inclusiva vale la pena riflettere sull’importanza di ogni voce coinvolta nella storia. Creare una storia con più parlanti è una sfida, crearne una con più parlanti di lingue diverse è ancora più impegnativo! Ma allo stesso tempo, è un buon esercizio per riflettere su argomenti diversi e creare formati diversi da diffondere su media diversi.
Esempi di progetti che coinvolgono diverse generazioni tramite lo storytelling:
https://storytelling-youth.eu/#/en
https://www.linkinggenerationsni.com/intergenerational-practice-explained/#Section_3
Toolkit per lo storytelling intergenerazionale